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Artista: Coil Album: Astral Disaster


Anno: 1999
Tempo: 1:12:23

Una critica dell'album Astral Disaster di Coil


Sei un critico musicale o semplicemente un appassionato di musica? Se sì, allora hai sicuramente sentito parlare del famoso artista britannico, Coil, originariamente formato nel 1982 da John Balance e Peter Christopherson. Il duo divenne in seguito un trio quando si unì al gruppo il tamburino Stephen Thrower nel 1986. Il suono sperimentale e industriale di Coil creò un'enorme base di fan durante gli anni '80 e '90, ed è ancora considerato una grande influenza per molti artisti oggi. In questo blog, ci concentreremo sulla loro traccia principale, Astral Disaster, e parleremo di alcune delle migliori canzoni dell'album e di alcune critiche che ci sentiamo di fare.

Per prima cosa, è importante guardare al contesto in cui nasce Astral Disaster. Il 1999 fu un anno importante per Coil, poiché avevano interrotto il loro contratto con la Nothing Records di Trent Reznor e stavano lavorando su un nuovo album. Questo album, numero dodici nel loro catalogo discografico, è stato registrato in gran parte in una vecchia casa colonica nel Galles, e presenta collaborazioni con il chitarrista Marc Almond e il compositore Michael Cashmore. Coil ha abbandonato la musica industriale, tipica delle loro prime album, in favore di un suono ambient sperimentale, influenzato dalla cultura popolare e dall'occultismo.

Ci sono alcune canzoni che meritano una menzione particolare in Astro Disaster. In particolare, l'apertura dell'album The Sea Priestess è un brano spaziale e incantatorio che fa subito assaporare l'atmosfera onirica dell'album. I Don't Want to Be the One è un brano malinconico che si distingue per la presenza della chitarra acustica di Marc Almond, perfettamente in sintonia con la voce di Balance. The Mothership & The Fatherland è invece un brano cupo e sperimentale che sfodera un'impressionante profondità emotiva.

Nonostante tutto questo, ci sono alcune critiche che dobbiamo fare su Astral Disaster. In primo luogo, ci sentiamo di dire che l'album può risultare troppo introspettivo e sperimentale per alcuni ascoltatori. Inoltre, molti fan dei primi anni di Coil possono considerare questo album troppo diverso rispetto ai loro lavori precedenti. Infine, alcune canzoni nell'album possono essere un po' troppo lente o ripetitive.

Insomma, non possiamo negare che Astral Disaster degli Coil sia un album che merita di essere ascoltato da tutti gli appassionati di musica sperimentale ed ambientale. Sebbene non sia adatto a tutti i gusti, ci sono comunque molte cose che lo rendono un album di grande impatto e profondità. La sua atmosfera misteriosa, il talento dei musicisti e la ricerca sonora che lo caratterizza lo rendono un'opera d'arte unica. Ci sentiamo davvero di consigliarvelo e di incoraggiare tutti coloro che non l'hanno ancora ascoltato a farlo al più presto.