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Artista: Bloc Party Album: Intimacy


Anno: 2008
Tempo: 37:01

Intimacy, il terzo album dei Bloc Party: una recensione critica


I Bloc Party sono un gruppo inglese formato nel 1999 che, dopo aver pubblicato tre album affermati, sono diventati uno dei pilastri del post-punk revival. Nel 2008 il gruppo pubblica il suo terzo album, intitolato Intimacy, in cui si scostano leggermente dal sound dei precedenti lavori, puntando a sonorità più sperimentali. In questa recensione critica, analizzeremo questo disco canzone per canzone, cercando di coglierne gli aspetti più interessanti e i difetti maggiori.
L'album inizia con Ares, il singolo immediatamente più riconoscibile del lavoro. La canzone, introdotta da un sample di batteria di Once in a Lifetime dei Talking Heads, è un esplosivo concentrato di energia che si rivela un ottimo incipit. Mercury è invece una traccia più atmosferica e introspettiva, in cui l'atmosfera è creata da un suono di sintetizzatore e dalla voce in falsetto del cantante Kele Okereke. Halo è una canzone dalle sonorità più classiche dei Bloc Party, e si rivela un po' stucchevole nell'ascolto.
Signs è invece un brano che dipinge la malinconia e l'ansia che il titolo dell'album suggerisce, con un riff di chitarra tagliente accompagnato da un unisono della voce. One Month Off è il singolo più orecchiabile dell'album, con un riff di chitarra che richiama alla mente i Franz Ferdinand, e un ritornello che invita all'ascolto ritmato. Zephyrus è la calma dopo la tempesta, con un incedere mellifluo e dolce della batteria, ma che a tratti si fa tenero e a tratti nervoso.
Anche Better Than Heaven risente del cambio di sonorità dei Bloc Party, con una traccia che unisce suoni di basso ottimamente interspersi tra percussioni e chitarre, ma un effetto avvolgente che perde di effetto ad un'ascolto più intenso. La conclusiva Ion Square si dimostra un gran finale all'album, con un ritmo coinvolgente e melodie solitarie che ricreano effetti calmi e consentono un bel salto di qualità a tutto il lavoro precedente.
In generale Intimacy si rivela un lavoro interessante e a tratti sorprendente, con medie di canzoni che si mantengono sempre sufficienti e non scendono mai sotto la sufficienza. L'effetto di trascinamento, consolidato dai precedenti lavori, risulta presente in queste canzoni, sebbene meno accentuato rispetto ai due album precedenti. Tuttavia, il gruppo mostra di sapersi adattare ai cambiamenti del sound e delle sonorità, dimostrando la capacità di creare una propria personalità musicale ben definita, collocandosi nei canoni del post-punk ma allocandoci a pieno titolo. Un lavoro che sorprende e coinvolge, ma che rischia di voler di più pur mantenendosi ad un ottimo livello complessivo.