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Indie rock

Un approcio indipendente per gestire produzione e sonoritá, un entrata minore per ricevere piú rispetto nel mondo musicale dominato dalle grandi etichette. Uno stile particolare che a causa della commercialitá subita col passare degli anni ha frantumato il genere in tanti sottogeneri. L'indie rock é soprattutto uno stile musicale live, i piccoli concerti sono lo scenario dove le band si esaltano e dove si puó apprezzare il rock indipendente, per cui non rimanere seduto il divano, ma esci, beviti una birra e ascoltati un bel concerto. La musica indie ha sviluppato tutta una rete di riviste e siti specializzati che sfornano continuamente gruppetti di rock indipendente e alternativo e permettono la continuitá e la complessa esclusivitá di questo genere.

Indie Rock: un'alternativa musicale mai banale
Se sei un amante della musica italiana, probabilmente pensi che i grandi successi degli ultimi anni siano limitati ai soliti nomi. In realtà, a livello mondiale esiste un'ampia scena musicale underground che merita di essere apprezzata per la sua originalità e per la capacità di offrire una vasta gamma di emozioni. Tra i generi musicali che spiccano in questo panorama, vi è l'Indie Rock. In questo post ti parleremo di alcune delle migliori band di questo genere, delle loro canzoni più iconiche e di alcune opinioni dei critici musicali.
Il termine indie contrazione di independent deriva dal fatto che le band che producono questo tipo di musica non hanno abbastanza risorse o interesse per entrare a far parte di una major. L'Indie Rock non ha un suono unico e definito, ma piuttosto un insieme di influenze che spaziano dal rock alternativo al post-punk, dall'elettronica al pop rock. Tra i nomi più noti del genere spiccano gli Arctic Monkeys, originari di Sheffield, Formatasi nel 2002 hanno pubblicato il loro primo album Whatever people say I am, that's what I'm not nel 2006. La band guidata dal frontman Alex Turner, ha una scrittura originale e un tocco di chitarra vintage che si sposano perfettamente con le melodie orecchiabili.
Se sei alla ricerca di qualcosa di più oscuro e distorto, non puoi non ascoltare i Pixies. Questa band americana ha avuto un notevole impatto sull'indie rock degli anni '80 e '90. Il loro sound è stato definito come una miscela di punk, grunge, rock alternativo e pop. Fra le loro canzoni più famose ci sono Where Is My Mind? e Monkey Gone To Heaven. Nonostante le controversie tra i membri della band, i Pixies si sono riuniti nel 2004 e hanno continuato a produrre nuova musica.
Se vuoi qualcosa di diverso, dovresti ascoltare la band inglese The 1975. La loro musica è una miscela di rock alternativo, pop e r&b, e spesso affidata a sintetizzatori. La band esplora temi come l'amore, la droga e la cultura dei social media. Dai loro album I love it when you sleep, for you are so beautiful yet so unaware of it e A Brief Inquiry into Online Relationships emergono canzoni come Somebody Else e The Sound.
Critici musicali come Pitchfork, NME e Rolling Stone hanno elogiato questi artisti per la loro originalità, la loro abilità nel creare atmosfere che fanno viaggiare l'ascoltatore e per la loro sperimentazione.
L'Indie Rock è un genere musicale che non smette di evolversi e di sorprendere il pubblico. La sua origine underground significa che queste band hanno ancora molte possibilità di crescita e di creare nuovi appassionati di musica. Se sei alla ricerca di nuove sonorità che valgono la pena di essere apprezzate, ti invitiamo a esplorare la vasta gamma di artisti della scena dell'Indie Rock. E ricorda, la musica è un po' come un viaggio: tocca a noi decidere quali destini scegliere.

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Indie Rock: la storia del rock indipendente

Il nome indie rock è l’abbreviazione della locuzione independent rock, un genere che racchiude gruppi ed etichette indipendenti a basso budget che hanno prodotto musica dalle sfumature garage e low-fi, ma che sostanzialmente non faceva riferimento alle caratteristiche stilistiche di nessun genere musicale in particolare. La musica indie, nella sua accezione più corretta, racchiude moltissimi generi, scene, sottoculture e caratteristiche stilistiche e culturali accomunate dalla loro indipendenza dalla musica pop/rock commerciale e mainstream. La scena indie non è solo un genere musicale come spesso si ritiene, ma piuttosto una serie di elementi che definiscono un sistema di valori, ispirandosi all’esperienza del punk.
Nel corso dei decenni, all’interno della scena indie è stato possibile iniziare a operare una distinzione tra grandi etichette indie e piccole etichette indie. Le prime sarebbero case di produzione che sfruttano commercialmente gli artisti o le tendenze musicali percepite come popolari in quel determinato periodo. Le seconde sono considerate etichette locali e meno commerciali, più vicine alle diverse scene regionali e più autentiche. Il paradosso è spesso che quando un’etichetta indie ha successo viene rinnegata dai fan, e la vera etichetta indie è snobbata a monte dal mercato: ciò comporta che il vero artista indie non avrà mai successo e scriverà musica che non sarà mai popolare tra il grande pubblico. Nonostante l’evidente paradosso, la relativa indipendenza di questi gruppi ed etichette ha lasciato spazio alla sperimentazione musicale e compositiva: influenzata dal punk, dalla musica psichedelica, post-punk, hard rock, grunge e country, la musica indie si dirama in numerosi interessanti sottogeneri.

Le origini dell´indie rock
Cronologicamente, la musica indie nasce negli anni ’80 e si sviluppa su due diverse scene, una nel Regno Unito e una negli USA. I presupposti sono simili, ponendo enfasi su un genere di musica prodotto da etichette punk o post-punk, sull’autenticità e l’indipendenza creativa, ma anche sulla filosofia lo-fi dell’autoproduzione, sia dalle origini quando registrare in casa era possibile solo con un frusciante manganastri, sia oggi nonostante tutti possono avere a disposizione un portatile e una scheda audio, usati assieme a filtri e mastering per richiamare quel suono secco ed essenziale delle origini.
In Inghilterra, la scena indie si faceva notare attraverso diverse classifiche di musica indipendente dominate da gruppi rock e jangle pop, mentre negli USA il termine indie era associato alla scena post-punk e new wave, che sfocerà poi nel college rock. Sul fronte dell’indie pop inglese, nel 1986 la pubblicazione della compilation jangle pop C86 con brani di gruppi come Primal Scream, The Pastels, The Wedding Present e altri segna la nascita della scena indie nel Regno Unito. I principali precursori dell’indie pop furono i gruppi Josef K e gli Orange Juice, e band come i The Jesus and Mary Chain che combinavano sonorità noise stile Velvet Underground e melodie pop stile Beach Boys, o altre band come i New Order che nascevano dal post-punk dei Joy Division per sperimentare con musica techno e house. Altri gruppi guidano la sperimentazione indie pop, specialmente il sottogenere shoegaze, che in inglese indica l’abitudine di alcuni musicisti di “guardarsi le scarpe”; in realtà i musicisti di questo sottogenere erano normalmente impegnati con una moltitudine di effetti a pedale tanto da ignorare l’interazione con il pubblico; alcuni di questi gruppi hanno come riferimento i My Bloody Valentine, gli Slowdive e i Ride, che creavano muri sonori con riff drone, distorsioni e pesanti feedback che facevano passare in secondo piano la voce. Senza dimenticare la scena di Madchester, movimento alternativo, psichedelico ed EDM sviluppatosi intorno al club The Hacienda di Manchester di proprietà dei New Order e della Factory Records, vede la presenza di gruppi indie importanti come gli Happy Mondays, i The Stone Roses, gli Inspiral Carpets, i Northside, i Paris Angels, gli 808 State, i James, i The Charlatans, e A Guy Called Gerald.

La scena americana indipendente
Negli Usa, la scena college rock sarà ispirazione e nascita dell’indie americano, e specialmente del grunge. Il genere deve il suo nome alle numerose radio dei college che trasmettevano band come Pixies, Hüsker Dü, Minutemen, Meat Puppets, Dinosaur Jr., and The Replacements, R.E.M. e The Smiths. Altri importanti gruppi sono i 10000 Maniacs e i The dB’s, i The Housemartins e i The La’s. Inoltre, nella definizione originale di musica indie possiamo includere anche band più vicine al noise rock e al punk, come Sonic Youth, Swans, Big Black e Butthole Surfers, e diverse etichette discografiche nate proprio in quel periodo. Sebbene in origine la musica indie fosse inclusa nel genere alternative, l’ingresso nel mainstream delle grandi band grunge e del britpop negli anni ’90 cambia il concetto di musica alternativa. L’indie perde parte del suo significato originale di contro-cultura e diventa una terra di nessuno, calcata di volta in volta da tutte quelle band che ciclicamente entrano ed escono dal mainstream per le ragioni più diverse, come rotture con qualche major o consapevoli scelte artistiche. Il termine indie rock fu così associato a tutte quelle band e quei generi che rimasero indipendenti. Verso la fine degli anni ’90 l’indie rock si differenzia in numerosi sottogeneri e stili, identificando gruppi e scene che si collocavano ancora nell’underground come i Pavement, che vi rimasero per creare il prototipo stilistico di questo genere.

Gli alternativi anni ‘90
Negli anni ‘90 si svilupparono così diversi sottogeneri e stili: il low-fi di Beck, dei Sebadoh e degli stessi Pavement, il folk eclettico e il rock dei The Elephant 6 collective, Neutral Milk Hotel, Elf Power e degli Of Montreal; gli ispiratori del post-rock come i Talk Talk e gli Slint che miscelano jazz ed elettronica, o il math rock dei Polvo e dei Chavez. Il Riot Girll di gruppi come le Bikini Kill, le Bratmobile, le 7 Year Bitch, le Team Dresch e gli Huggy Bear; lo space rock, minimalista e heavy drone degli Spaceman 3, gli Spectrum e gli Spiritualized, i Flying Saucer Attack, i Godspeed You! Black Emperor e i Quickspace; il sadcore del dolore e della sofferenza melodica, sia acustica sia elettronica, degli Arcade Fire, dei Belle & Sebastien e di Rufus Wainwright.

I sottogeneri dell’indie rock:

Il revival garage rock e new wave: Tra questi gruppi troviamo a Detroit i The Von Bondies, gli Electric Six, i The Dirtbombs e i The Detroit Cobras; a New York i Radio 4, gli Yeah Yeah Yeahs, gli Electric Frankenstein, e i The Rapture; a Memphis, Billy Childish e The Buff Medways, i The (International) Noise Conspiracy dalla Svezia e le The 5.6.7.8's dal Giappone. Con riferimento al rock’n’roll degli anni ’60 influenzato del Delta blues, troviamo gruppi come i The White Stripes, i The Strokes, i The Von Bondies, gli Eagles of Death Metal, i The Vines, gli Yeah Yeah Yeahs, i The Hives, i The Black Keys.
Il revival post-punk, influenzato dalla new wave e dai movimenti punk degli anni ’70 e post-punk degli anni ’80 di The Clash, Gang Of Four, Television, Wire, reso popolare da band come Franz Ferdinand, Arctic Monkeys, The Libertines, Dirty Pretty Things, Babyshambles, Razorlight, Editors, Bloc Party, e The View.
L’indietronica degli Stereolab e dei Disco Inferno dei primi anni ’90 che si sviluppa notevolmente con il nuovo millennio grazie alla tecnologia. All’inizio degli anni 2000, i Broadcast, i Justice, i Lali Puna, i The Postal Service, i Ratatat, e il progetto BOBBY miscelano suoni indie e musica elettronica, prodotti da piccole etichette indipendenti. Nel Regno Unito, la miscela di indie e musica dance-punk di questo periodo inizia a essere conosciuta come new rave, genere di cui fanno parte i Klaxons, i Trash Fashion, i New Young Pony Club, gli Hadouken!, i Late of the Pier, i Test Icicles e gli Shitdisco.
Il baroque pop, ispirato alla musica folk degli anni ’60 e dall’album Pet Sounds dei Pet Shop Boys, presenta un cantato tranquillo e arrangiamenti e strumentazione elegante e orchestrale; tra i gruppi più importanti troviamo gli Arcade Fire, la Danielson Famile, Sufjan Stevens, i The Decemberists, i Broken Social Scene, gli Islands, gli Stars.
Il new prog, una forma di rock sperimentale, molto meticoloso, complesso ed intricato. Tra i gruppi principali includiamo i Mew, i Muse, i Porcupine Tree.
Il new weird america o freak folk, una forma più sperimentale del new folk che generalmente ruota intorno a ballate e canzoni bizzarre e psichedeliche. Tra gli artisti più importanti troviamo Devendra Banhart, Joanna Newsom, gli Animal Collective, il progetto Six Organs of Admittance.
Lo Psych-folk, deriva psichedelica del New folk, spesso fatta di suoni noise, droni o dissonanze avanguardiste, che impiega registrazioni naturali ambientali per aggiungere atmosfera alle canzoni. Tra i principali artisti troviamo: i No-Neck Blues Band, I Brightblack Morning Light, e Wooden Wand and the Vanishing Voice.
Lo psychedelic pop, revival del pop psichedelico degli anni ’70, con gruppi come I The Shins, gli Of Montreal, i The Flaming Lips.
La disco-punk o dance punk, un ibrido della new wave e dell’estetica punk, con gruppi come gli LCD Soundsystem, i The Rapture, i !!!, gli Out Hud, i Liars, i Radio 4, i Death from Above 1979, i Lost Sounds, i The Stiletto Formal.
Il twee pop, un genere semplice, fatto di melodie e testi delicati accompagnato da chitarre jangle e connotato da un’innocenza infantile. Il nome twee viene dallo slang britannico per indicare qualcosa di molto dolce e carino. I gruppi che fanno riferimento a questo genere sono, tra gli altri, i The Boy Least Likely To, gli Architecture in Helsinki, i Belle & Sebastian, i Tullycraft, i Camera Obscura, i Girls in Hawaii.
I collettivi musicali, grandi gruppi di musicisti che collaborano a diversi progetti pur mantenendo spesso una carriera da solisti. I più famosi sono Broken Social Scene, The New Pornographers, The Polyphonic Spree, The Brian Jonestown Massacre, dEUS, The Hidden Cameras, Islands.

Il paradosso del successo "commerciale"
Il successo commerciale all’alba del nuovo millennio arriva con quattro gruppi principali, i The Strokes con l’album Is This It del 2001, i The White Stripes con il loro terzo album White Blood Cells nel 2001, gli svedesi The Hives con la loro compilation Your New Favourite Band nel 2001 e infine gli australiani The Vines con l’album del 2002 Highly Evolved. Nonostante la critica discorde, il movimento ebbe successo a livello internazionale, spianando la strada alla seconda ondata in epoca più recente di band indie quali il duo The Black Keys, i Black Rebel Motorcycle Club, i Modest Mouse, i The Killers, gli Interpol, i Kings of Leon, i Bright Eyes e i Death Cab for Cutie.

La scena indie rock inglese
Nel Regno Unito la scena musicale indie mainstream vede la presenza di gruppi come i The Libertines, i Franz Ferdinand, i Bloc Party, gli Editors, i The Fratellis, i Placebo, i Razorlight, i Kaiser Chiefs and i The Kooks; gli Arctic Monkeys in modo particolare sono stati i primi a sfruttare i social network per promuovere i loro lavori. In Australia e Nuova Zelanda il genere indie include gruppi quali i Jet, i The Datsuns e i The D4. Molte band indie, escludendo Kasabian e Arcade Fire, hanno vissuto un profondo declino commerciale a causa della lenta e inesorabile morte e trasformazione del genere in epoca recente, eventi resi emblematici dal concetto di indie landfill: secondo un articolo del quotidiano The Guardian, la proliferazione di gruppi genericamente indie pop e indie rock riempirebbe, a volte di spazzatura musicale poco originale, quella terra di nessuno lasciata tra le diverse definizioni di genere.

By Zippo
2023-09-28

Di cosa parliamo quando parliamo di musica indie

Forse in un primo momento avrete pensato ai nativi d’America o a musichette indiane in pieno stile Bolliwood. Poi avrete cominciato a credere che la musica indie fosse qualsiasi canzone la cui anatomia fosse composta da un sottofondo di banjo, una serie “ehi, oh!” e lo svisceramento di qualche problema di gioventù nel testo; gli esordi di band come The Lumineers o gli Of Monsters and men confermerebbero abbastanza a pieno questa teoria. Infine, vi si sarà aperto il mondo indie nelle sue infinite sfaccettature: un mondo che non si identifica con un genere in particolare – quello del banjo e degli “ehi, oh!”, ma che ne abbraccia molteplici con risultati sorprendenti.

Indie è un neologismo di derivazione inglese, dove sta per l’abbreviazione di ‘independent’, e, piuttosto che riferirsi ad un tipo di musica si riferisce all’etichetta discografica che la produce. Un’etichetta ‘independent’ è un’etichetta che esula dai quattro mostri sacri della produzione musicale (Warner, Universal Sony ed EMI), e a queste si rivolgono quegli artisti che si ritengono al di fuori della cultura mainstream.
Il fatto che questo termine, una volta entrato nel linguaggio comune, sia stato frainteso ed applicato anche a cantanti/gruppi dalle presunte sonorità indie ma in realtà prodotti da altri enti, così come l’impronta commerciale che alcune di queste etichette ha assunto nel tempo, ha poi portato al fraintendimento del vero significato di questa definizione.
L’indie, tra l’altro, non è neanche un fenomeno di ultima generazione come si suole credere: molti di quelli che riteniamo classici della musica furono “indipendenti” a loro tempo. Pensereste forse di abbinare i The Killers o i Red Hot Chili Peppers all’idea attuale di indie? In realtà, dovreste.

Si parla di etichette indipendenti già negli anni ‘70 e alcuni sociologi hanno definito queste come dei veri e propri laboratori musicali da cui sono venute fuori le più originali innovazioni del campo. Tuttavia, la loro apparizione è ancora più remota: basti pensare che fu un’etichetta indipendente, la Sun Records, a pubblicare i primi dischi di Elvis Presley negli anni ‘50!
Come già detto, oggi a prevalere è la valenza stilistica del termine indie, piuttosto che il concetto etico della produzione indipendente, e pertanto viene spesso utilizzato impropriamente come sinonimo di musica alternativa. Per cui non stupitevi se in una playlist indie, nel senso originale del termine, vi troverete insieme gli Smiths, Damien Rice e Alt – J: avrete beccato, comunque, la playlist giusta.
Tag: indie, etichette, indipendenti

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