Grunge
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Il grunge è un sottogenere del rock alternativo che nasce a Seattle a metà degli anni ’80. L’origine del termine si deve probabilmente a Mark Arm, cantante dei Green River che per primo utilizzò la parola grunge per descrivere questo tipo di musica, la sua musica, in una lettera al Desperate Times nel 1981. Nonostante la sua genesi ufficiale, il termine grunge circolava già in Australia per definire band come i King Snake Roost, i The Scientists, Salamander Jim, e i Beasts of Bourbon, i cui album erano conosciuti a Seattle grazie alle radio dei college della città. La musica grunge possiede caratteristiche tipiche ereditate dal punk hardcore e dall’heavy metal: del primo, mantiene il suono di chitarra distorto dal fuzz, il feedback e i testi angosciati e rabbiosi, che trattano di alienazione sociale, apatia, emarginazione e desiderio di libertà, la peculiare espressione di una rabbia culturale che vede davanti a sé un solo futuro depresso; ma anche la trascuratezza iconografica e tipografica, e la lontananza dall’immagine patinata. Dal secondo, dall’heavy metal, il grunge prende una maggiore ricerca armonica e melodica, dissonante e slow tempo, con una strumentazione a volte più complessa.
L’energia del grunge si esprime al meglio sul palco, con setting diretti e semplici, tralasciando la pomposità teatrale di altri generi e artisti o il loro modo di vestirsi e atteggiarsi, aspetti disinvoltamente sbeffeggiati attraverso i loro potenti testi e il loro modo di essere. Il motto del grunge era l’autenticità, essere se stessi giorno dopo giorno, anno dopo anno, essere puro, non essere un poseur.
Le origini del genere sono chiaramente da rintracciarsi a Seattle. L’isolamento discografico della città portò alla fermentazione e alla maturazione di un genere che ancora si voleva definire semplicemente rock, nato dalla testa del punk di Seattle dei The Fartz, i The U-Men, i 10 Minute Warning, i The Accüsed, e i Fastbacks, e l’importante influenza dei Melvins. Senza dimenticare altre band non autoctone, come i Sonic Youth, i Dinosaur Jr. e i Pixies, a cui gli stessi Kurt Cobain e Dave Grohl renderanno tributo in due interviste rispettivamente a Rolling Stone e a Guitar World.
A modellare il suono aggressivo e secco del grunge sono stati anche i Black Sabbath, i Led Zeppelin e, ultimi in ordine di tempo, i The U-Man dal 1981 e l’album My War dei Black Flag, nel 1984, capostipiti della miscela heavy metal e punk. Anche il noise rock dei Butthole Surfers’ contribuì alla creazione del genere, con la sua miscela di punk ed heavy metal, e chiaramente noise rock.
Nel 1986 la compilation Deep Six può essere considerata quasi un manifesto della poetica grunge; la raccolta include il breviario del musicista grunge, una canzone per gruppo: i Green River, i Soundgarden, i Melvins, i Malfunkshun, gli Skin Yard e i The U-Man. Il testimone fu preso così dalla casa discografica di uno dei membri dei Melvins, la Sub Pop, che lavorò al progetto chiamato Seattle sound per assicurarsi che il nuovo suono emergesse dalle acque di una nuova scena musicale controversa e poco frequentata dal pubblico. Un articolo apparso sul magazine britannico Melody Maker diede il finale impulso al genere, aprendo le porte al pubblico internazionale che fino ad allora non conosceva questo nuovo sound. Il grunge fu interpretato, sul finire degli anni ’80, come un nuovo genere tradizionale, rispecchiando l’ansia generazionale americana e riversandola sulla scena mondiale. Molte band iniziarono a copiarne le caratteristiche fondanti, creando una falsa prole di imitatori che intasò i palchi underground ed evidenziò le peculiarità dei gruppi originali, che per distinguersi iniziarono a comporre canzoni più melodiche, come i Nirvana o i Tad.
Nel 1989 Soundgarden, Alice in Chains, Nirvana e Screaming Trees firmarono i loro primi contratti discografici con etichette di rilievo, e due anni dopo i Nirvana usciranno con il loro immortale album Nevermind, seguiti a ruota da Badmotorfinger dei Soundgarden, Ten dei Pearl Jam e l’anno seguente da Dirt degli Alice in Chains. Queste produzioni sbalzarono il grunge fuori dalla sua nicchia commerciale, scalando le classifiche e scalzando il glam metal dal suo trono satinato. I media e il mercato mainstream iniziarono una campagna di commercializzazione impressionante del genere, sfruttandone l’iconografia fino a renderla, a volte, grottesca e falsa. I grandi gruppi non erano abituati al successo e non avevano iniziato a suonare per ottenerlo: ciò portò a tentativi di risposta musicale ancora più aggressivi degli esordi, come l’album In Utero dei Nirvana nel 1993. Il declino del grunge era ormai inesorabile, anche a causa della comparsa sulla scena di band post-grunge che univano suoni commerciali, radiofonici, e la quasi totale mancanza del background originario a una semplificazione del gusto introspettivo e ribelle proprio degli inizi.
Al contempo, il britpop, con la sua esuberanza giovanile e leggera, si faceva largo tra il pubblico e tra i musicisti come risposta inglese al grunge; Oasis e Blur nascono proprio dal rifiuto delle tematiche e del sentimento di Seattle, come ribadito dai frontman di entrambi i gruppi in alcune occasioni. Il colpo di grazia a un genere che già vedeva molte band sciogliersi o stare in disparte fu certamente il presunto suicidio di Kurt Cobain l’8 aprile 1994, seguito dalla morte per overdose del cantante degli Alice in Chains Layne Staley nel 1996 e dall’auto-boicottaggio dei Pearl Jam che per tre anni non suonarono più negli USA a causa di una disputa con Ticketmaster. In questo periodo, anche i Soundgarden e gli Screaming Trees pubblicarono i loro ultimi rispettivi album, Down on the Upside e Dust.
Nel nuovo millennio, la qualità dei musicisti del grunge originario rimane in gruppi quali Pearl Jam, Alice in Chains (nella loro nuova formazione), i Queens of the Stone Age, e nella nostalgica (per noi) tradizione di casa ampiamente rimodellata dei Foo Fighters, e molte altre band che hanno preso spunto dalla breve e fulminante storia di questo genere musicale
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