Quando torno dal lavoro prendo sempre il treno alla stazione Garibaldi. Un treno fatto di sollievo, stanchezza e frustrazione. Odore forte. Il treno va in direzione Rho-Fiera. Quando parte dopo un paio di minuti entra in un tunnel, lungo, scuro fatto di buio, dal finestrino vedi il tuo riflesso, una persona triste. Ad un certo punto, come per incanto, nel tunnel nero vedi comparire, piú in alto di due piani, un altro treno molto piú lento. Pieno di gente, affollato. Ci ho messo un pó a riconoscere le persone, dietro quei finestrini ingialliti e decrepiti. Ma, poi ho realizzato. É il treno delle
persone dimenticate, che non hanno una meta, sono lí, aspettano nei nostri spazi vuoti, senza che noi ce ne accorgiamo. Una massa decomposta di fantasmi della societá: anziani abbandonati, emigrati, bambini senza genitori, emarginati, mutilati, brutti, mendicanti, alcolizzati. Qualche volta ci inciappiamo addosso e abbiamo sempre due atteggiamenti o fugace disprezzo o due minuti di falsa misericordia. Stanno sempre lí, attendendo che gli venga costruita una fermata, dove poter finalmente scendere e vivere una vita decente. Il narcisismo non ce li fa notare, ci porta a credere che siano invisibili e che siano una piccola percentuale della razza umana persa per strada.
Nell´aprile del 2015 in Kenia 147 studenti universitari sono morti per mano di terroristi jihadisti. Nessun minuto di silenzio, nessun programma speciale, nessuna rappresaglia, nessuna presa di posizione, nessun cordoglio internazionale. Solo un altro vagone che si riempie.