Funk
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2022-09-22
Le sciabolate di chitarra e basso della musica Funk
Questo termine è stato inventato negli anni ’50 per identificare un sound dalle caratteristiche ritmiche particolari, dapprima nell’ambito solo del jazz dove significava avere un approccio rude e poco sofisticato, con riff ripetitivi e un ritmo incalzante; l’aggettivo ‘funky’ fu quindi usato soprattutto nell’ambito del soul e del rhythm’n’blues. Attenzione però, non stiamo parlando di quello che la maggior parte della gente intende oggi per rhythm’n’blues, ma di quello originario dove i fiati la facevano da padrone nel disegnare quel tappeto sonoro che era la base armonica di un brano. In realtà ‘funk’, in gergo americano, significa ‘cattivo odore’ (qualcuno ricorderà una canzone di James Brown che diceva ‘It’s too funky in here, open up the windows’); è proprio James Brown a essere identificato come il creatore o padrino del funk, che col suo sassofonista Maceo Parker lo portò agli onori della cronaca dalla metà degli anni ’60. In ambito soul non possiamo dimenticare Otis Redding, fino ad arrivare a Stevie Wonder, artisti che hanno incorporato nel loro repertorio musicale l’essenza del funk.
Dalle sciabolate della chitarra e dagli slap del basso sostenuti da una ritmica incalzante e dai soliti fiati in primo piano, si passa negli anni ’70 alla prima evoluzione guidata da George Clinton con i suoi gruppi Parliament e Funkadelic, che si faceva credere sacerdote di un movimento teso a liberare il mondo dalla forza negativa originata dalla mancanza del funk.
Nacque così quello che è stato definito ‘P-funk’, con artisti come il bassista Bootsy Collins e il famoso Sly Stone, che mettevano al centro di tutto le linee di basso sempre più incalzanti; negli anni ’80, la disco music mischiata al funk ha dato origine a gruppi cardine come gli Earth, Wind & Fire, Kool and the Gang e i Jackson Five, che hanno cavalcato la scena per decenni, sempre seguiti da grande successo commerciale più che artistico. Ma le influenze del funk si sono estese anche al jazz, di ritorno, nell’ambito dell’acid jazz e insieme alla musica disco hanno in pratica dato origine alla house music. Al giorno d’oggi, il funk, più che un genere, è tornato ad essere un aggettivo, applicabile praticamente a ogni tipo di musica popolare.
Dalle sciabolate della chitarra e dagli slap del basso sostenuti da una ritmica incalzante e dai soliti fiati in primo piano, si passa negli anni ’70 alla prima evoluzione guidata da George Clinton con i suoi gruppi Parliament e Funkadelic, che si faceva credere sacerdote di un movimento teso a liberare il mondo dalla forza negativa originata dalla mancanza del funk.
Nacque così quello che è stato definito ‘P-funk’, con artisti come il bassista Bootsy Collins e il famoso Sly Stone, che mettevano al centro di tutto le linee di basso sempre più incalzanti; negli anni ’80, la disco music mischiata al funk ha dato origine a gruppi cardine come gli Earth, Wind & Fire, Kool and the Gang e i Jackson Five, che hanno cavalcato la scena per decenni, sempre seguiti da grande successo commerciale più che artistico. Ma le influenze del funk si sono estese anche al jazz, di ritorno, nell’ambito dell’acid jazz e insieme alla musica disco hanno in pratica dato origine alla house music. Al giorno d’oggi, il funk, più che un genere, è tornato ad essere un aggettivo, applicabile praticamente a ogni tipo di musica popolare.
Tag: funk, ritmo, funky, basso, disco
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