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Artista: Philip Glass Album: Waiting For The Barbarians


Anno: 2008
Tempo: 0:0-1

Waiting For The Barbarians di Philip Glass: un capolavoro minimalista


Se sei un amante della musica minimalista, è probabile che tu abbia già sentito parlare di Philip Glass. L'artista americano ha scritto molte opere di questo genere, lavorando anche per il cinema e il teatro. Questo post si concentra sull'album Waiting For The Barbarians, che Glass ha pubblicato nel 1988 insieme ai musicisti degli The Kronos Quartet. Scopriamo insieme come è nata questa opera e quali sono le sue migliori canzoni.

Prima di parlare di Waiting For The Barbarians, è bene fare un'introduzione ad Philip Glass e al suo stile musicale. Glass è nato in America, nel 1937, ed è considerato uno dei maggiori compositori minimalisti in circolazione. Il minimalismo è un genere che si caratterizza per l'utilizzo di ripetizioni di pochi elementi musicali, in modo da creare un'atmosfera ipnotica. Inoltre, Glass si è sempre interessato alla cultura orientale, in particolare alla filosofia buddista, che ha influenzato molto la sua musica.

Tornando all'album Waiting For The Barbarians, si tratta di una colonna sonora per un'opera teatrale dell'autore sudafricano John Maxwell Coetzee. La trama dell'opera si svolge in un'isola governata da un regime totalitario, dove si scontrano due culture diverse: quella degli occidentali e quella degli indigeni. L'album è composto da nove tracce, eseguite dal vivo dal quartetto d'archi The Kronos Quartet e dal pianista Paul Barnes.

Una delle canzoni più note di Waiting For The Barbarians è The Rush for Second Place, che si caratterizza per le ripetizioni di una melodia di archi e di un fraseggio di piano. Un'altra canzone molto interessante è The Trial - Reading, che sfrutta l'utilizzo di tecniche vocali asiatiche, come il canto gutturale e il recitativo parlato. In questo brano si può percepire anche l'influenza della musica giapponese tradizionale.

In generale, Waiting For The Barbarians è un album molto raffinato e ben curato, dove si possono apprezzare gli intrecci armonici dei diversi strumenti. Tuttavia, alcuni critici hanno rimproverato a Glass di essere in qualche modo ripetitivo e poco innovativo. Inoltre, la colonna sonora è talmente connessa con l'opera teatrale da cui è tratta che risulta difficile capire appieno il significato delle canzoni senza conoscere il contesto.

Conclusion: In definitiva, Waiting For The Barbarians è un'opera che conferma il talento compositivo di Philip Glass e il suo interesse per le culture asiatiche. Sebbene alcuni potrebbero trovare l'album un po' monotono, la bellezza delle melodie e degli intrecci strumentali rimane indubbia. Se non l'hai ancora ascoltato, ti consiglio di farlo e magari di approfondire anche la carriera dell'artista americano.