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Coma Cose

Coma Cose: la band indie-pop italiana che sta spopolando. Quando si parla di musica indie-pop italiana non si può non menzionare i Coma Cose, la band nata a Milano nel 2013 composta da Fausto Zanardelli e Francesca Mesiano, due giovanissimi artisti che si sono fatti strada nel mondo della musica grazie alla loro creatività e alla loro dedizione alla scena indipendente. In questo post, scopriremo insieme la loro storia, i loro migliori album e le canzoni che li hanno resi celebri.
I Coma Cose sono nati con l'idea di creare una musica originale e fuori dagli schemi, che potesse rappresentare la realtà della loro generazione e delle persone che li circondavano. Il loro primo album, Hype Aura, pubblicato nel 2018, è stato un successo immediato grazie ai brani Mambo Salentino e Fiamme negli Occhi, che hanno portato i Coma Cose al centro dell'attenzione della scena indie italiana. Nel 2020, la band ha pubblicato il loro secondo album, Gli Altri siamo Noi, che ha confermato il loro talento e la loro capacità di sorprendere il pubblico con nuove sonorità e testi toccanti.
Tra le canzoni più famose dei Coma Cose, sicuramente spicca Post Concerto, una ballata nostalgica e malinconica che parla dell'effimero della vita e degli amori giovanili. Un altro grande successo della band è stata Fiamme negli Occhi, una canzone energica e potente che esprime la rabbia e la determinazione dei giovani di oggi. Ma non sono soltanto questi i grandi successi dei Coma Cose: la band ha pubblicato tantissime altre canzoni che sono diventate cult tra i loro fan, come Corona, Jet Set, Gli altri siamo noi e La Tua Futura Ex-Ragazza.
I Coma Cose sono tra le bande più amate e seguite della scena indie italiana, grazie alla loro capacità di raccontare la realtà dei giovani oggi e di creare musica che riesce a emozionare e divertire allo stesso tempo. Il loro stile unico e la loro attitudine alla sperimentazione li hanno resi dei veri protagonisti del panorama musicale contemporaneo, conquistando non solo il pubblico italiano ma anche quello internazionale.
In definitiva, i Coma Cose sono una band che rappresenta perfettamente lo spirito della musica indie-pop italiana, capace di coniugare creatività e impegno sociale in un sound fresco e originale. Se non li conoscevate già, vi invitiamo ad ascoltare i loro album e a lasciarvi conquistare dalla loro musica: non ve ne pentirete.

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Ultime notizie su Coma Cose

08-02-2023
L’ADDIO (Asian Fake/ Epic Records Italy/ Sony Music Italy), il brano con cui i Coma_Cose sono in gara alla 73esima edizione del Festival di Sanremo, è fuori oggi in radio e su tutte le piattaforme di streaming, ed è accompagnato dal videoclip ufficiale da ora su YouTube.
2022-09-30

Nostralgia di Coma_Cose

Ammetto di rifuggire l’indie italiano senza troppe paranoie: ci sono una stranezza, un livello di no-sense che spesso e volentieri sono un po’ too much. D’accordo che sono elementi interni al genere, ma il troppo stroppia. Frasi accozzate così a caso solo per l’effetto sorpresa non tendono a sorprendermi, non mi dicono nulla. C’è una generale illogicità che credo abbia come scopo quello di decostruire una realtà complessa ma a mio parere altro non fa che complicarla ulteriormente.
Naturale che Calcutta piaccia sempre, ma è un’eccezione. Per esempio, i Pinguini Tattici Nucleari non li riesco proprio a digerire: a parte la personale avversione per la S moscia del cantante, per cui però nessuno nulla può c’è tanto altro, di volontario, che non mi torna. A partire dal troppo entusiasmo e dall’effetto un po’ da circo che si cerca di ottenere: bene lo svago, ma anche qui attenzione a non esagerare. Per inciso, ho sempre apprezzato L’officina della camomilla, che però sono stati una stella cadente di breve durata. Promettente è Lucio Corsi, si spera che non sia anche lui una corta parabola.
Comunque, per questa ragione e questo mio pregiudizio non mi ero mai dedicato a un ascolto attento dei Coma_Cose, che nella mia ignoranza mi sono sempre sembrati un’italianizzazione dei compianti Die Antwoord. Mi ha però colpito la loro partecipazione al Gran Festival di Sanremo: molto più semplici di come me li immaginavo. Intimamente dolci, per far scena bastava loro guardarsi negli occhi e accendere con un accendino un anello-candela. Nel silenzio e nel vuoto dell’Ariston c’era in loro la memoria di un contatto perso e bramato da tutti per un anno intero.
Mi sono quindi invitato a dare una possibilità al loro ultimo album, Nostralgia. E non me ne sono pentito. Here’s why: perché non ho trovato quell’illogicità di prima, anzi una logicità interna molto attenta, pur in un tessuto dai confini se non bizzarri quantomeno particolari. Due elementi che ho trovato in tutti i brani e che hanno contribuito a farmi sentire bene nell’ascolto sono questi: rumori di disturbo disseminati qua e là e un crescendo in ogni canzone, che pian piano carica fino a esplodere sulla fine.
Qualche esempio per spiegarmi meglio: prendiamo l’ultima canzone prima dell’Outro che sembra più un’Intro (bell’idea averlo collocato lì, raccontando la storia dopo che la storia è stata vissuta, o meglio ascoltata), Zombie al Carrefour. Il titolo mi sembrava piuttosto paraculo, invece ci azzecca: i rumori intermittenti qui, naturalmente, sono i beep delle casse, mentre il crescendo merita qualche parola e analisi in più. Si parte da questo verso: Tra un amaro che finisce con il bis e una pastiglia che comincia con la x lascio fuori nel bidone dell’Humana la mia buona volontà che l’ho già usata troppo. E si giunge a questo: Perché fare la spesa a me fa stare bene, perché mi fa pensare a quando la facevamo insieme. Perché ora che stai meglio, sento che mi devo prendere un po’ più cura di me, sempre che ci riesco. Adesso pago ed esco, fuori c’è un’alba splendida. In mezzo, un percorso tra i corridoi di un supermercato, nella ricerca di una pienezza – quella dei carrelli – che colmi i nostri vuoti interiori.
Altri elementi che costellano l’album, composto di – purtroppo, lo ammetto – sole sei tracce sono l’elemento temporale (Ma il tempo fa un errore e questo errore è perdonare tutto oppure Col tempo tutto si addomestica) e il conflitto metropoli-provincia, che è anche un conflitto interno-esterno (Il Nirvana in Brianza). Positivo anche l’aver abbandonato un’altra ossessione tipica dell’indie italiano, che è il decorare la voce con un perfetto italiano in dizione: no, loro sono del nord e te lo fanno sentire. Tiè.
Spettacolare e sintomatico di tutta una stagione, in Discoteche abbandonate, questo pezzo: L’effimero scompare mentre un berlusconismo interstellare a caccia di miserie si lascia indietro solo le macerie. Altra traccia davvero piacevole è La canzone dei lupi, che carbura lentamente e dà fiato attraverso un ampio respiro di synth nel ritornello.
Insomma, c’è una lineare organicità nell’organismo che Fausto Zanardelli e Francesca Mesiano compongono, un microcosmo speciale. Super interessanti, più in generale e anche nei brani degli album precedenti, i giochi linguistici alla Wittgenstein. Bravi ragazzi, siete aria fresca per il vostro genere.
Tag: coma_cose, nostralgia, recensione, album, musica alternativa italiana
CANZONI COMA COSE - LA CLASSIFICA DEI TOP BRANI DELL'ARTISTA
1 - Cannibalismo
2 - Golgota
3 - French Fries
4 - Pakistan
5 - Deserto
6 - Nudo Integrale
7 - Jugoslavia
8 - Anima Lattina
9 - Post Concerto
10 - A Lametta
11 - Fiamme Negli Occhi
12 - Granata
13 - Zombie Al Carrefour
14 - Mancarsi
15 - La Resistenza
16 - La Canzone Dei Lupi
17 - Chiamami
18 - Odio I Motori
19 - L'addio (Sanremo 2023)