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Artista: Stereophonics Album: Graffiti on the Train


Anno: 2013
Tempo: 43:10

Una critica dell'album Graffiti on the Train dei Stereophonics


Salve a tutti, oggi voglio parlarvi dell'album Graffiti on the Train dei Stereophonics e delle mie impressioni su di esso. Questo album, pubblicato nel 2013, è il settimo lavoro in studio della band gallese, che si è di volta in volta distinta per il suo rock alternativo e le liriche introspective. In questo post, vi fornirò una breve descrizione del gruppo e del genere musicale, una panoramica delle migliori canzoni presenti nell'album e del contesto in cui esse sono nate, e infine alcune critiche all'album e all'artista.

I Stereophonics sono un gruppo musicale gallese fondato nel 1992 dal cantante e chitarrista Kelly Jones, dal bassista Richard Jones e dal batterista Stuart Cable. Nel corso degli anni, la band ha subito diverse modifiche nel suo roster, ma Kelly Jones è rimasto l'unico membro fondatore. Il loro sound è stato definito come rock alternativo, ma la loro discografia include anche influenze di punk, folk, pop e blues rock. La loro fama è aumentata negli anni '90 grazie al singolo The Bartender and the Thief e dall'album d'esordio Word Gets Around, che ha venduto oltre un milione di copie solo nel Regno Unito.

L'album Graffiti on the Train è stato pubblicato nel 2013 ed è stato il loro primo lavoro in studio dopo Keep Calm and Carry On del 2009. Questo album rappresenta una svolta nella carriera del gruppo: è infatti il primo a cui partecipa il batterista Bob Dylan (non il famoso artista, ma un omonimo), e contiene sonorità diverse rispetto ai lavori precedenti. Il disco prende il nome dal romanzo di Pete Doherty, frontman dei Libertines, e presenta 10 tracce che raccontano storie malinconiche, spesso ispirate dalla vita vissuta in tour.

Tra le migliori canzoni dell'album possiamo trovare Indian Summer, una ballata rock che vede Kelly Jones utilizzare la sua voce su tonalità più basse rispetto ai suoi canoni, e Violins and Tambourines, un brano energico e orecchiabile con un buon lavoro sull'alternanza chitarristica. Ma è soprattutto la traccia omonima Graffiti on the Train a rappresentare il punto di forza dell'album: una canzone intima e struggente che racconta la difficile vita di un uomo solo al mondo.

Passando invece alle critiche all'album, possiamo notare come Graffiti on the Train sia stato accostato da molti critici al lavoro di artisti come Tom Petty e Bob Dylan. Nonostante questo possa essere positivo per alcuni, altri hanno giudicato la produzione troppo dispersiva e poco incisiva rispetto ai lavori passati dei Stereophonics. Inoltre, molti hanno notato come la band abbia cercato di seguire le tendenze più popolari del momento, come l'utilizzo di strumenti elettronici nelle tracce.

Conclusion: In conclusione, l'album Graffiti on the Train dei Stereophonics rappresenta un punto di svolta nella carriera artistica della band, che ha cercato di sperimentare con sonorità nuove e liriche più intime. Sebbene possa non essere all'altezza dei lavori passati dei gallese, presenta alcune tracce che meritano sicuramente l'ascolto. Spero che questa mia critica vi sia stata utile se siete amanti del genere rock alternativo e dei Stereophonics!