Raggajungle
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2022-03-16
La musica dei Caraibi incontra gli anglosassoni: il raggajungle
Negli anni ‘80 la musica elettronica approdò ad un genere così ritmato da ricordare sonorità tribali e guadagnarsi il nome di "Jungle". Il Jungle registra la sua nascita in Inghilterra e diventa la musica per eccellenza dei rave. La sua evoluzione da un lato lo condurrà ad essere identificato come drum and bass e sostituire nel mercato la musica acid house; dall’altro porterà a generare, com’è naturale, dei sottogeneri: tra questi, nel biennio 1898-90, il raggajungle, che contribuirà fortemente alla diffusione anche dell’old school jungle.
Il Raggajungle è la musica che in città suonano etnie africane e caraibiche. Lo caratterizzano un tempo veloce e complesso, linee di basso dure e profonde, e vi figura anche il cantato, mutuato dal Raggamuffin e dal Dancehall reggae. Suoi pionieri saranno diversi dj: tra tutti Micheal West, conosciuto come Rebel MC ed esordito come produttore di jungle, ma anche Lennie De Ice, DJ Dextrous, Remarc, Mbeat e RaggaTwins.
Dopo questo esordio da esperta del settore, posso anche dirvi che il raggajungle, in realtà, non è un genere che possa essere letto, ma va piuttosto ascoltato per essere compreso. Probabilmente ha già vissuto la sua stagione migliore: il suo momento di gloria potremmo circoscriverlo al Regno Unito della metà degli anni ‘90, tempo in cui la cosiddetta sottocultura dei rude boy inglesi produceva un sacco di musica, come il guntalk reggae, che sarà terreno fertile per la crescita e lo sviluppo del raggajungle.
Si può parlare di una sua rinascita negli anni 2000, durante i quali dei produttori americani e canadesi, grazie al supporto della rete internet, ne proporranno una versione aggiornata che faranno circolare prevalentemente online, riportando il genere alla popolarità anche a livello internazionale.
Nonostante gli sforzi della new school, che adottano anche espedienti come il riproporre classici reggae in chiave jungle, il raggajungle resta un ascolto di nicchia: sono poche le etichette che lo producono e pochi i conoscitori del genere. Vogliamo dargli una possibilità ascoltandone una buona playlist?
Dopo questo esordio da esperta del settore, posso anche dirvi che il raggajungle, in realtà, non è un genere che possa essere letto, ma va piuttosto ascoltato per essere compreso. Probabilmente ha già vissuto la sua stagione migliore: il suo momento di gloria potremmo circoscriverlo al Regno Unito della metà degli anni ‘90, tempo in cui la cosiddetta sottocultura dei rude boy inglesi produceva un sacco di musica, come il guntalk reggae, che sarà terreno fertile per la crescita e lo sviluppo del raggajungle.
Si può parlare di una sua rinascita negli anni 2000, durante i quali dei produttori americani e canadesi, grazie al supporto della rete internet, ne proporranno una versione aggiornata che faranno circolare prevalentemente online, riportando il genere alla popolarità anche a livello internazionale.
Nonostante gli sforzi della new school, che adottano anche espedienti come il riproporre classici reggae in chiave jungle, il raggajungle resta un ascolto di nicchia: sono poche le etichette che lo producono e pochi i conoscitori del genere. Vogliamo dargli una possibilità ascoltandone una buona playlist?
Tag: raggajungle, rebel, MC, caraibi, jungle
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