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Diavolo

Il male che ci attira, Satana. Il Diavolo ci spinge ad adoperare maleficienze, gli vendiamo l´anima per essere suoi immortali servitori, lo adoriamo nelle tenebri notte quando ci ritroviamo a fare riti terribili e antichi. Nella musica il Diavolo é a volte presente sotto false forme sonore, cantanti e adepti approfittano per inserire sue parole dentro dei testi e per segretamente sostenere la sua malefica causa. Le persone spesso si riferiscono al lato più audace e ribelle della musica come il diavolo nella musica. Incarna una visione sovversiva della vita che è avvolta in ritmi sensuali, linee melodiche coinvolgenti e ha un effetto tangibile e intangibile sui suoi ascoltatori. È un genere che è sia eccitante che avventuroso, ma ha anche elementi pericolosi associati ad esso. Possiede il potenziale per influenzare pensieri, atteggiamenti, azioni e narrazioni da coloro che scelgono di abbracciare l'oscurità che si trova all'interno del suo strato. Di conseguenza, serve come antidoto a circostanze poco invitanti, realtà desolanti e momenti di stagnazione. Per molte persone, li richiama con espressioni di coraggio che le persone potrebbero non essere in grado di convocare per se stesse in certi momenti nel tempo. In un certo senso, è avvincente - ipnotico come qualsiasi richiamo di sirena che si possa incontrare - onorando scherzosamente l'impavidità spingendosi oltre i confini che i fan potrebbero non sapere nemmeno di essersi prefissati ispirando la liberazione. La musica ci permette di esplorare il nostro io interiore ed esprimere il tipo di cose che non riusciamo a esprimere a parole, ma distillano emozioni crude, non imp
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2022-03-15

Il mai nato

Aveva 7 anni quando finalmente la coppia dei Feldman si accorse di lui non appena entro’ in quell’orfanotrofio. “Gli somiglia”. Biondo, occhi verdi spenti. Se ne stava seduto davanti ad una finestra fissando l’infinito. Mani nelle mani. Assenza. Un’incredibile somiglianza a quel figlio che tanto avevano aspettato e che, all’eta’ di 27 anni prese in mano la propria vita, decidendo che oramai era diventata gia’ troppo lunga. Garage. Cappio. Sgabello. Corey. Il nuovo figlio. Casa. Ora la finestra dalla quale perdeva gli smeraldi nell’infinito era quella della sua stanza. Tutto era cambiato, ogni foto era rimasta ben nascosta affinche’ Corey non potesse fare domanda alcuna su quello sconosciuto fratello. Dopo la scuola, il bambino era solito passare I pomeriggi interi chiuso nel garage. I Feldman viaggiavano spesso per lavoro, affidando Corey ad una baby sitter che preferiva leggere romanzi rosa piuttosto che badare al bambino. Absentia. Rientro dal viaggio. Una cena speciale. Unione effimera. La baby sitter scese in garage per richiamare il bambino a quella parvenza di felicita’ familiare, mentre i genitori si preparavano come fosse una cena di gala. Un urlo assordante fece gelare il sangue nelle vene dei Feldman che si precipitarono verso il garage. L’amante dei romanzi rosa era una tata rosso sangue. Un pennello nella gola. La porta spalancata del garage mostrava pareti affrescate da volti. Lo stesso volto in ogni spazio libero di muro. Corey voltato di spalle. Mani nelle mani. Si scanso’leggermente lasciando alla vista un’intera parete che portava il volto di suo fratello. Biondo. Smeraldi spenti. Quella sera il signor Feldman fece due telefonate. Un’ambulanza. L’orfanotrofio. ”Corey? Siamo spiacenti, qui non c’e’ mai stato nessun bambino di nome Corey”.
Tag: suicidio, theorphanage, figliounico, cappioalcollo
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