Death metal
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2022-11-19
Il muro sonoro del Death Metal
Il Death Metal è in pratica un sottogenere dell’heavy metal nato in America alla fine degli anni ’80, che è riuscito a raccogliere consensi sia dalla critica sia da un gruppo di appassionati che non è grande, ma molto leale. La base di partenza è stata il trash metal di gruppi come gli Slayer e i Possessed; varie sono le spiegazioni del nome, chi lo ritiene ispirato da un giornalista della Florida, chi da un disco demo dei Possessed, chi dal nome di una fanzine, la cosa certa è che dalla Florida si cominciò a diffondere in tutta l’America.
Si tratta ovviamente di musica pesante i cui primi dischi erano caratterizzati da una musica lenta e ossessiva, sempre con le chitarre in primo piano. In Europa ha assunto ritmi più veloci, soprattutto in Scandinavia, dove a partire dagli Autopsy e dall’influenza dell’hardcore rock inglese nacque quello che viene definito ’melodic death metal’. Le peculiarità del death metal classico sono basate su rapidi cambi di tempo, testi morbosi e gutturali spesso difficili da capire – se solo ascoltati e non letti – e grande distorsione dei suoni, specie delle chitarre. È d’obbligo l’uso della doppia cassa per quanto riguarda la batteria, il cui ruolo consiste sia nel creare un muro sonoro sia nel donare abbellimenti con colpi raddoppiati. All’inizio il basso era in secondo piano e seguiva solo le chitarre, ma poi ha assunto addirittura un ruolo da solista e non solo nelle parti ritmiche.
L’impressione che si ha ascoltando un brano di questo genere è di estrema violenza, una violenza che è raffinata e non grezza, con testi che hanno come tematiche principali il satanismo e l’horror, cosa che ha portato spesso i gruppi di questo genere ad essere accusati di traviare la gioventù incitando alla violenza. Nel tempo, sono nati altri termini come deathcore, metalcore, heavy metal punk e molti altri, mentre tra i sottogeneri va rimarcato il symphonic death metal, che propone un’altra combinazione particolarmente eccentrica. Va detto che molti gruppi alla fine degli anni ’90 ed anche negli anni 2000 hanno abbandonato questo stile, cambiando genere.
Si tratta ovviamente di musica pesante i cui primi dischi erano caratterizzati da una musica lenta e ossessiva, sempre con le chitarre in primo piano. In Europa ha assunto ritmi più veloci, soprattutto in Scandinavia, dove a partire dagli Autopsy e dall’influenza dell’hardcore rock inglese nacque quello che viene definito ’melodic death metal’. Le peculiarità del death metal classico sono basate su rapidi cambi di tempo, testi morbosi e gutturali spesso difficili da capire – se solo ascoltati e non letti – e grande distorsione dei suoni, specie delle chitarre. È d’obbligo l’uso della doppia cassa per quanto riguarda la batteria, il cui ruolo consiste sia nel creare un muro sonoro sia nel donare abbellimenti con colpi raddoppiati. All’inizio il basso era in secondo piano e seguiva solo le chitarre, ma poi ha assunto addirittura un ruolo da solista e non solo nelle parti ritmiche.
L’impressione che si ha ascoltando un brano di questo genere è di estrema violenza, una violenza che è raffinata e non grezza, con testi che hanno come tematiche principali il satanismo e l’horror, cosa che ha portato spesso i gruppi di questo genere ad essere accusati di traviare la gioventù incitando alla violenza. Nel tempo, sono nati altri termini come deathcore, metalcore, heavy metal punk e molti altri, mentre tra i sottogeneri va rimarcato il symphonic death metal, che propone un’altra combinazione particolarmente eccentrica. Va detto che molti gruppi alla fine degli anni ’90 ed anche negli anni 2000 hanno abbandonato questo stile, cambiando genere.
Tag: death, metal, doppia, cassa, heavy
2021-11-28
IMAGO MORTIS – Il Lato Oscuro dell’Underground Italiano
I blackster bergamaschi, con il loro nuovo Mortuorum e Monumentis Resurrectura, ci dimostrano ancora una volta di essere una delle realtà più interessanti del panorama underground di casa nostra. Il loro Black Metal di grandissima qualità mi ha convinto da subito ad inserirli nell’ultima puntata di Subterranea. Per l’occasione ho deciso di contattare la band per un’intervista che, nella persona del bassista/cantante Abibial, ha risposto alle mie domande dando vita ad una interessantissima chiacchierata.
Quindi è arrivato il momento di stapparvi una bella birra gelata e cominciare. Buona lettura.
Ciao Abibial, benvenuto sulle pagine di StaiMusic e grazie per il tempo concessoci.
Gli Imago Mortis si sono formati il 31 ottobre del ‘94, come è nato il progetto e cosa vi ha portato a scegliere il Black Metal per veicolare il vostro messaggio?
Grazie a voi nell'ospitarci. Come dici tu, gli Imago Mortis nascono nel 1994. Sin dagli esordi il Black Metal è stata la forma espressiva alla quale abbiamo affidato la nostra naturale propensione all'oscurità. Dopo le consuete fasi di assestamento della line up, e la produzione di numerosi demo, split e compilation, siamo approdati nel 2005 ad un contratto con la label francese Drakkar Productions per la quale abbiamo rilasciato ad oggi cinque album ed un ep. La formazione attualmente comprende il sottoscritto, Abibial (basso/voce), Scighéra (chitarra) e Axor (batteria).
Negli anni avete sempre avuto un approccio molto diretto verso questo genere, cosa pensate sia diventato il Black Metal nel 2020 e cos’è soprattutto per voi oggi?
Il Black Metal oggi spesso è considerato semplicemente come un genere musicale e non più come un epicentro spiritualmente avanzato su cui si snoda la ricerca e l'approfondimento di tutti quegli aspetti misterici e occulti che coinvolgono la sfera umana. Gli Imago Mortis rimangono fedeli a questa visione, sono rimasti integri nello spirito e nell'attitudine, dimostrando che i passi del nostro cammino hanno sempre varcano la soglia delle tenebre.
Come è cambiata la scena in Italia e all’estero negli ultimi 25 anni?
Pensiamo che il movimento Black Metal della penisola sia migliorato molto e abbia preso maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità. Si tratta di una crescita lenta e costante, ma che ha portato molte delle nostre realtà ad affermarsi anche all'estero, ponendosi in maniera sempre più originale e credibile. Nella nostra storia abbiamo assistito al passaggio all'era digitale, che ha di fatto rivoluzionato il modo di comunicare e di concepire la propria arte musicale. Ciò ha permesso a molti di poter venire a contatto con altre realtà in modo più rapido, ma ha anche apportato molta inutilità e superficialità. Riguardo l'estero sicuramente internet ha permesso di poter comunicare in modo più rapido e di farsi conoscere anche a coloro che hanno sempre visto con un pò di sospetto e pregiudizio la nostra scena.
Continua la lettura dell’intervista nella pagina della band, Imago Mortis.
Quindi è arrivato il momento di stapparvi una bella birra gelata e cominciare. Buona lettura.
Ciao Abibial, benvenuto sulle pagine di StaiMusic e grazie per il tempo concessoci.
Gli Imago Mortis si sono formati il 31 ottobre del ‘94, come è nato il progetto e cosa vi ha portato a scegliere il Black Metal per veicolare il vostro messaggio?
Grazie a voi nell'ospitarci. Come dici tu, gli Imago Mortis nascono nel 1994. Sin dagli esordi il Black Metal è stata la forma espressiva alla quale abbiamo affidato la nostra naturale propensione all'oscurità. Dopo le consuete fasi di assestamento della line up, e la produzione di numerosi demo, split e compilation, siamo approdati nel 2005 ad un contratto con la label francese Drakkar Productions per la quale abbiamo rilasciato ad oggi cinque album ed un ep. La formazione attualmente comprende il sottoscritto, Abibial (basso/voce), Scighéra (chitarra) e Axor (batteria).
Negli anni avete sempre avuto un approccio molto diretto verso questo genere, cosa pensate sia diventato il Black Metal nel 2020 e cos’è soprattutto per voi oggi?
Il Black Metal oggi spesso è considerato semplicemente come un genere musicale e non più come un epicentro spiritualmente avanzato su cui si snoda la ricerca e l'approfondimento di tutti quegli aspetti misterici e occulti che coinvolgono la sfera umana. Gli Imago Mortis rimangono fedeli a questa visione, sono rimasti integri nello spirito e nell'attitudine, dimostrando che i passi del nostro cammino hanno sempre varcano la soglia delle tenebre.
Come è cambiata la scena in Italia e all’estero negli ultimi 25 anni?
Pensiamo che il movimento Black Metal della penisola sia migliorato molto e abbia preso maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità. Si tratta di una crescita lenta e costante, ma che ha portato molte delle nostre realtà ad affermarsi anche all'estero, ponendosi in maniera sempre più originale e credibile. Nella nostra storia abbiamo assistito al passaggio all'era digitale, che ha di fatto rivoluzionato il modo di comunicare e di concepire la propria arte musicale. Ciò ha permesso a molti di poter venire a contatto con altre realtà in modo più rapido, ma ha anche apportato molta inutilità e superficialità. Riguardo l'estero sicuramente internet ha permesso di poter comunicare in modo più rapido e di farsi conoscere anche a coloro che hanno sempre visto con un pò di sospetto e pregiudizio la nostra scena.
Continua la lettura dell’intervista nella pagina della band, Imago Mortis.
Tag: black metal, heavy metal, intervitsa, imago mortis
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